Politiche dello spazio nel percorso dell’urbanizzazione 城市化进程中的空间政治

Pubblicato: aprile 15, 2013 in My Better City, Shanghai 上海, Zona 區
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Lo spazio degli svantaggiati

   Tianya (Frontiers), 2013:1

Come si dà una buona città? A me vengono in mente innanzitutto alcune parole: “democrazia”, “uguaglianza”, “vita comune”… da questa prospettiva, nello spazio pubblico urbano la dimensione più importante dovrebbe essere lo “spazio degli svantaggiati”, è in base a questo spazio, a quanto è  grande, a come viene curato che forse si può trovare un criterio cruciale per valutare la vita urbana.

sguardo urbano

Se trattiamo lo spazio degli svantaggiati nella realtà urbana, Shanghai è un caso che non conforta affatto. I cambiamenti di Shanghai negli ultimi 20 anni sono stati enormi, accorrono i turisti, molti i cittadini orgogliosi e non pochi gli stranieri eccitati, nel condominio dove abitavo prima, un terzo adesso è adesso abitato da stranieri, molti dei quali europei. Ma l’altra faccia di questi cambiamenti è il progressivo restringimento e peggioramento dello “spazio degli svantaggiati”.

Qui bisogna fare una distinzione fra “debole” e “svantaggiato”, quest’ultimo infatti non necessariamente indica chi non ha forza o capacità, ma è la struttura sociale e l’ordine gerarchico correnti che lo sistema nella posizione del “debole”.

Facciamo tre esempi abbastanza evidenti:

1) Un gran numero di cittadini con entrate basse si sposta verso la periferia.

Alla fine degli anni ’80 Shanghai ricostituisce il mercato immobiliare, dopo venti anni il mercato si è espanso in una grande dimensione con una velocità sconvolgente, una delle conseguenze è stato lo spostamento verso la periferia di centinaia di migliaia di cittadini, dei quali la maggior parte appartengono allo strato sociale che ha entrate basse. Si tratta di uno scambio per metà attivo, per metà subìto: per abitare un appartamento un po’ più grande, abbandonano la possibilità di godersi quella parte della città migliore per i servizi pubblici e commerciali, ogni giorno adesso si trovano a spendere almeno il doppio del tempo per andare a lavoro rispetto a prima, posto che abbiano una lavoro.

Oggi a decidere il prezzo e la situazione dell’ordine pubblico di una zona è sempre e solo la qualità dei servizi commerciali e dei servizi pubblici. Shanghai ha formato nuovamente questo tipo di struttura spaziale: dall’interno all’esterno, recinto dopo recinto, più si va verso fuori, più le condizioni di vita sono peggiori (prima del 1950, Shanghai aveva già formato tale struttura spaziale, ma tra il 1950 e il 1980 tale struttura è stata trasformata: in centro vengono costruite piccole fabbriche e moltissime abitazioni semplici tirate su alla buona).

recinzione dopo recinzione

Sono sempre di più appartenenti alla classe agiata gli abitanti del centro, sulle strade pulite, belle, ai cui lati ci sono i grandi platani francesi, eccoli solitamente come pinguini che passeggiano oscillando. Invece gli abitanti delle zone più marginali si affrettano a scendere dentro le fermate della metropolitana, dopo mezz’ora o più fuoriescono da un’altra fermata, usando le parole di un mio amico: quasi simili a dei topolini.

Dal punto di vista dei pinguini, Shanghai è grande come quella delle concessioni straniere degli anni ’20-40,  una città che si percorre a piedi, che dal migliore ristorante al miglior cinema impieghi dici minuti al massimo. Ma dal punto di vista dei topolini, Shanghai è una città enorme, per andare da un punto all’altro c’è da perderci la speranza.

È una condizione che non appartiene solo a Shanghai nè alla sola Cina. Almeno per le grandi città del terzo mondo questo fenomeno è comune: dentro la medesima grande città, coesistono città fra loro completamente diverse, fra pinguini e topolini (o altri esseri viventi ai quali tocca vivere nell’angustia) la distanza cresce su tutti i versanti.

2) Si restringe il diritto di passaggio percorribile per il “gruppo dei senza automobile”.

Negli ultimi venti anni, Shanghai ha aperto tantissime strade, e di più diverse sopraelevate a scorrimento veloce, come un enorme serpente di cemento che si insinua nella foresta dei palazzi. Ma se non sei un funzionario, se non hai un autista che ti serve e non hai soldi a sufficienza per comprarti una macchina o servirti del taxi, se abiti in periferia e non hai la metro vicino (le case vicino alla metro hanno prezzi alti), ebbene il tuo diritto di percorribilità, paragonato a venti anni fa si è ristretto. I mezzi pubblici normalmente non possono circolare sulle sopraelevate; la maggior parte delle strade sono almeno per 3/4 destinate al passaggio delle automobili, il restante spazio strettissimo è lasciato alle biciclette e ai motorini elettrici; molte strade di nuova costruzione, molto larghe, hanno un tempo per l’attraversamento fissato dei semafori estremamente breve, e poi spesso mentre è verde è consentito alle macchine di girare: attraversare la strada a piedi necessita davvero di forza nelle gambe e di coraggio.

impasto d'asfalto

Ho osservato parecchie città asiatiche, Ho Chi Min City, Tokyo, Mumbai, su questo versante sono migliori di Shanghai. Più di metà di una strada di Ho Chi Min City è lasciata a bici e motorini elettrici. Nelle città europee che ho visitato, la forza nelle gambe e il coraggio che devono avere i pedoni sono minori di quelle che servono a Shanghai. Però se l’unico criterio della viabilità urbana è la “velocità”, se il criterio di “giustizia” non va a limitarla affiancandola, allora il diritto di percorribilità degli svantaggiati di Shanghai si riduce, e probabilmente ciò avviene comunemente in ogni città del mondo.

3) La scomparsa della piazza.

Shanghai è stata una città dal profondo clima rivoluzionario e politico, cosa che si manifestava negli spazi architettonici urbani, cioè nelle grandi piazze e nei grandi luoghi di riunione e, diffusi ad ogni angolo della città, piazzette e sale riunioni. Partito e Governo qui organizzavano varie riunioni e manifestazioni; a volte le masse qui tenevano i propri raduni per esprimere la propria volontà politica. A quel tempo, la dimensione pubblica della politica aveva i propri spazi architettonici.

Ma negli ultimi 20 anni, piccole e grandi piazze e luoghi di riunione sono stati quasi tutti occupati o abbattuti per diventare strade commerciali, centri commerciali e tutte le varie altre strutture commerciali; qualcosa è stato mantenuto, ma perchè trasformato in un teatro o in un padiglione espositivo, che per entrarci bisogna comprare il biglietto. Contemporaneamente, sempre più centri commerciali hanno preso ad usare il termine italiano “piazza” (nel testo) per le loro sedi. Forse fra 10 anni gli Shanghaiesi avranno dimenticato il senso politico contenuto nella piazza considerandola solo come luogo di consumo commerciale.

Politici che hanno paura della propria ombra temono sempre le piazze e gli assembramenti di folle nelle piazze, quando si tratta di pianificare le trasformazioni degli spazi urbani vanno istintivamente a restringere, quando non cancellare, questa forma dello spazio. Però oggi a Shanghai la proprietà immobiliare e altre forme di capitale con modalità differenti eliminano in modo ancora più capillare la piazza, compresi gli spazi ampi aperti e chiusi che possono divenire e fungere da piazze. Si tratta dunque di una nuova definizione data agli abitanti: siete solo forza lavoro e consumatori, ciò di cui avete bisogno sono solo appartamenti, ristoranti, centri commerciali, cinema……

In base alla mia limitata esperienza, ho il timore che la scomparsa della piazza possa diventare un fenomeno mondiale.[…] Bisognerà aprire una lotta ben più complicata che con la riflessione, l’arte e il diritto possa spiegare chiaramente una ragione essenziale: il territorio e lo spazio non possono essere assolutamente trattati come “proprietà”. Shanghai non è però solo così deprimente. Nel restringimento progressivo e generale degli spazi degli svantaggiati, gli abitanti di Shanghai stanno costruendo nuovi spazi che possono essere utilizzati da chi ha un reddito basso. In un posto non lontano da dove abito, davanti all’entrata di un centro commerciale c’è uno spazio libero pavimentato di 500 metri quadrati. Visto che gli affari non decollano, il centro commerciale ritarda ad aprire, quando non fa freddo gli abitanti del posto vengono qui in questo spazio libero. Dopo le sette, otto di sera in molti ballano, fanno ginnastica, si riposano al fresco, chiacchierano, molti di loro hanno un reddito basso e non pochi sono i nongmingong del cantiere vicino. Quelli che vengono ogni giorno per ballare, a testa mettono qualche moneta, invitano uno che anche abita lì vicino e che con la bici si porta uno stereo a cassetta e delle vecchie casse, le lega a due bastoni e manda un suono forte che quelle vecchie canzoni degli anni ’80 puoi sentirle da lontano rimbalzare fra gli alti e bui palazzi.

Spazi di questo tipo si possono vedere ovunque nella Shanghai di oggi, sono spazi temporanei che forse dopo tre, sei mesi scompaiono. Ma se uno scompare, un altro nasce, i gruppi svantaggiati di Shanghai allora non è che manchino di capacità di crearsi spazi.

Ancora più interessante è notare come questi spazi liberi stiano diventando il parco di divertimento dei cani. Si tratta per la maggior parte di cani degli abitanti del vicinato, alcuni infatti non ballano nè fanno esercizio fisico ma si portano il proprio cane per farlo incontrare con altri cani, mentre persone ballano, cani si divertono, ci si saluta, è tutto ben animato! Vengono persino cani randagi che dapprima si mettono a guardare da lontano, poi molto cautamente si avvicinano e l’ho visto parecchie volte mettersi a giocare insieme ai cani domestici. Chissà, forse grazie a un clima di libertà per l’uomo, i padroni di questi cani anche sono più aperti e rilassati.

Nella città contemporanea, i più svantaggiati non sono gli uomini nè i cani domestici, ma sono tutti gli animali non domestici: gli uccelli sugli alberi, i pesci nei fiumi, i piccoli animali negli arbusti ai lati delle strade… più crescono le foreste dei palazzi, più le strade si intersecano e più gli spazi di movimento dei viventi non umani si restringono. Nella Shanghai di oggi quanti gatti, cani, galline, topi sono diventati pelle spiattellata del manto stradale? Appoggiarsi ai forti e colpire i deboli questo fenomeno è fra gli uomini ed è fra gli uomini e i viventi non umani, questi due versanti si legano e si rafforzano a vicenda. Per questo, se si vuole capire quanto spazio hanno gli svantaggiati in una città, il metodo migliore sarà vedere se gli animali non domestici per strada, appena vedono un umano, scappano o no.

vivente

vivente su simulacro urbano

In questi anni, gli sforzi maggiori dei cittadini nel costruire spazi pubblici si sono indirizzati nella rete internet, per questo gli spazi di discussione e circolazione di informazione aperti dalla rete hanno stimolato significati comuni più direttamente. Le forze sviluppate in questo tipo di spazio, a volte ritornano nel mondo reale ed insieme ad altre forze creano spazi reali fortemente capaci di esprimere la volontà degli svantaggiati, di trasformare strade e simili in piazze temporanee. Nel Novembre del 2011, decine di migliaia di cittadini hanno risposto all’appello fatto in rete, hanno sfondato la linea rossa delimitata dalla polizia e si sono raccolti attorno al palazzo incendiato a causa dell’inadempienza del governo locale esprimendo la più profonda insoddisfazione per quanto accaduto ( il 15 Novembre del 2011 va a fuoco un palazzo nel distretto di Jing’An uccidendo oltre 50 persone), e questo è solo un esempio.
L’apertura di spazi di opposizione di questo tipo naturalmente non possono durare a lungo, dopo qualche giorno spariscono. Ma tale situazione si ripete, soprattutto in questi anni in ogni parte del mondo, Cina compresa, esplode in modo generalizzato e indica che si tratta principalmente di uno spazio pubblico di discussione e di opposizione aiutato dalla comunicazione mediatica, che forse diventerà la parte più vitale degli spazi comuni della città. ( E questo è un fenomeno mondiale: il movimento comune degli svantaggiati viene sempre più guidato dentro il web, il conflitto reale proprio per questo subisce la forte influenza della logica dei media. Sul lato negativo di questa influenza ne parleremo in altra sede).

Nella Cina di oggi, l’urbanizzazione è diventata il progetto di ingegneria sociale più grande. Quando gli spazi urbani si espandono violentemente, che ne è degli svantaggiati? Vanno di pari passo con l’espansione urbana? Andranno più veloci degli altri spazi? O più lenti? Se la risposta ovvia è che andranno più lenti, allora c’è possibilità che noi possiamo cambiarla questa risposta? Per esempio, attraverso una ridistribuzione di buoni servizi pubblici (ospedali, scuole, metropolitane, imposte fiscali) è possibile eliminare lo sbilanciamento fra le diverse zone urbane? Sarà capace la continua espansione della forza creatrice autonoma delle masse e la pressione sociale che da qui si forma a rompere la logica del valore aggiunto di capitale e la miopia politica del governo, a creare un nuovo modello urbano non da megalopoli?

speed

growth
Un punto va chiarito: “ lo sviluppo è nell’urbanizzazione” questa prospettiva, non deve diventare il presupposto del nostro immaginario sul futuro urbano. Da qualunque angolazione si guardi, questo presupposto non regge. Se l’urbanizzazione è quella attuale, che lascia liberi solo di fare piccoli aggiustamenti e rattoppi ma che non consente cambiamenti generali e strutturali, allora non possiamo che rifiutarla nettamente andando ad immaginare e creare un altro modello di società. L’attuale urbanizzazione che si sta gonfiando follemente in ogni parte del mondo e che è già arrivata al capolinea, l’esempio ce lo offrono i cosiddetti paesi avanzati, è umanamente insostenibile. È un altro percorso quello che dobbiamo cercare. Su questo versante, il cammino della rivoluzione cinese iniziato all’inizio del XX sec. ci ha lasciato un’esperienza di pensiero e di pratica molto ricca da cui si può imparare.

tramonto urbano- Shanghai

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